Napoli: Storie di quotidiana ciclo-inciviltà
Il luogo è un attraversamento ciclopedonale, per passare da una parte all’altra della strada (e della ciclabile, che è in sede protetta).
Come spesso accade (zona Fuorigrotta, dove due senzatetto molesti, da sempre, occupano un pezzo di ciclabile, ndr), una moto è parcheggiata con una scientifica precisione davanti al varco ciclabile, in maniera tale da impedire a qualsiasi bici (o pedone) di attraversare la strada, visto che il resto della ciclabile è protetto da un alto cordolo di cemento.
“Ai Vigili Urbani non interessa e comunque non ci sono, i napoletani su due ruote vanno solo in motorino, quindi chi se ne frega?“, avrà giustamente pensato il Signore.
Desideroso di osservare le fattezze di tale personaggio, per verificare se le teorie del Lombroso fossero sballate, aspetto qualche minuto, in attesa che tornasse, e liberasse il passaggio, per farmi finalmente attraversare.
Dopo qualche minuto, arriva un uomo di mezz’età dai denti marci, ed inizia ad armeggiare con la moto, per disattivare l’antifurto.
Io sono in bici, e lo fisso di continuo. Lui se ne accorge, sa perchè lo sto fissando, ma rimane impassibile concedendosi qualche rapida occhiata, continuando a prepararsi per andare via.
Quando accende il motore e fa per andarsene, gli dico:
– “Grazie per avermi dato il permesso di attraversare, eh”
E lui, senza incrociare lo sguardo:
– “Ah, perchè, stavi aspettando a me?”
E fugge via a tutto gas.
Mi sono improvvisamente ricordato del perchè, da qualche tempo, evitavo di usare la bici per andare su quei due chilometri in croce di ciclabile napoletana, e perchè molti preferiscano, anche in presenza della ciclabile, pedalare in carreggiata col traffico automobilistico.
Sempre rimanendo a Fuorigrotta, è possibile citare il tratto di “pista” utilizzata da motorini e, talvolta, macchine, come preferenziale, nel tratto fra l’uscita della Galleria IV Giornate e l’incrocio con Via Consalvo. Emblematico il caso di una donna, settimane fa che, dopo aver ben pensato di usare tale “corsia preferenziale” per scapolare il traffico di Via Caio Duilio, si è trovata davanti al paletto che impedisce l’accesso delle macchine (arrugginito ed ammaccato, a causa di altre bestie come lei, che lo hanno ripetutamente colpito). La subumana, dopo aver riflettuto qualche secondo, ha ritenuto opportuno accelerare, attraversare il marciapiaede con la macchina, per poi girare a destra, su Via Consalvo. Insomma, una scena da terzo mondo.
Eppure, oltre allo smog ed ai tanti impedimenti (macchine parcheggiate sugli attraversamenti ciclopedonali, o scientificamente piazzate ai varchi di immissione della ciclabile, senza che nessun Vigile le multi), uno potrebbe pensare che, sì, c’è una parte di ciclabile dove si può andare senza nessun problema, visto che la strada è pedonalizzata: ma certo, è il “Lungomare liberato“.
Ed invece no: anche qui, c’è un problema piuttosto seccante: persone che, cuffioni d’ordinanza in testa (per non sentire urla, clacson, e le maledizioni lanciare dagli altri) con musica sparata a mille, vanno a fare jogging sulla pista ciclabile.
Fa niente che ci sia un larghissimo marciapiede (spesso anche totalmente libero) sulla destra, fa niente che la parte più “appetita” da questi personaggi, vicino al mare, sia su una strada pedonalizzata, e che quindi, parallela alla ciclabile, ci sia una stradona larga una decina di metri.
No, loro trasudano grasso su una stretta ciclabile, possibilmente correndo contro mano. Forse sono ubriachi, hanno paura di perdere l’orientamento, e quindi preferiscono seguire le strisce dipinte a terra, o cosa?
Le reazioni al campanello sono multiple:
- fare finta di niente, a causa delle cuffie con la musica sparata a mille
- fare finta di niente, come se il ciclista non esistesse
- rispondere in tono minaccioso al ciclista, spesso con un “ma ch’re, frà?!“, o un edcuatissimo e molto pacato ” ‘o scè!“
E sì che non parliamo di un percorso promiscuo, ma di “pista ciclabile contigua al marciapiede“.
Eppure, anche se, per assurdo, parlassimo del “percorso pedonale e ciclabile” promiscuo, quando hai dieci metri di strada pedonalizzata sulla sinistra della ciclabile, ed un LARGO marciapiede sulla destra che, tranne ad orari di punta nel weekend, sono totalmente liberi, usare la ciclabile (possibilmente contromano) per fare jogging mi sembrerebbe qualcosa ai limiti dell’idiozia.
Provate a mettere un piede (per errore, ça va sans dire) in un percorso ciclabile ricavato sul marciapiede a Parigi, o a Francoforte. Se va bene, ti bussano con veemenza entro il successivo mezzo secondo. Se va male, ti prendi qualche improperio.
Volendo, potremmo parlare di chi la usa per portare il passeggino a passo d’uomo, o ci si ferma a parlare con amici e conoscenti. Parimenti, anche loro fanno finta di nulla, o rispondono male quando gli si bussa.
E, poi, perchè non fare un cenno alla tratta ciclabile presente nella Galleria Quattro Giornate, che congiunge Fuorigrotta e Mergellina:
- Una volta sono spenti gli aspiratori, facendo sì che il puzzo di smog sia insopportabile (non è un caso che, il progetto originale, prevedesse di isolare la pista dal resto della galleria),
- Un’altra volta (anzi, sempre) l’intera pista è un tappeto di bottiglie, perchè i subnormali trovano divertente lanciare le bottiglie dalle macchine verso la ciclabile, per vedere l’effetto che fa.
- Alla fine della galleria, lato Mergellina, c’è un attraversamento pericolosissimo, regolato da un semaforo a chiamata che o non funziona, o fa scattare il verde per i ciclisti dopo più di 5 minuti, e non è comunque rispettato da tutti gli automobilisti/bestie varie in scooterone senza casco. Non a caso, parecchi evitano proprio di aspettare il semaforo, ed attraversano a proprio rischio e pericolo.
- Pochi metri più avanti, da Gennaio 2013, in questa esatta posizione, ci sono dei paletti divelti che sporgono pericolosamente sul marciapiede dove passa la ciclopedonale, e non sono mancati quelli che sono inciampati a causa di questi paletti (compreso un amico americano che alloggiava all’Ostello di Mergellina). Inutile dire che le numerose segnalazioni al Comune ed alla Municipalità di Mergellina sono cadute nel vuoto, senza neanche una conferma di lettura alle e-mail.
Facile capire perchè, buona parte dei ciclisti, spesso preferiscano attraversare la ben più pericolosa galleria Laziale, e non intercorrere nelle situazioni appena descritte.
Una parte dei (pochi!) ciclisti presenti a Napoli, certo, non manca di essere incivile come e più dei pedoni e degli automobilisti:
- Pedalano controsenso
- Formano “un muro” di 2/3 persone invece di pedalare in fila indiana, anche se la ciclabile è stretta
- Non guardano la strada, preferendo concentrarsi a giocare con Tuitter, Feisbucc, Uozzappp, Istagramme sull’Aifonn. A poco serve dargli una svegliata col campanello: no, loro continuano a giocare con l’Aifonncinqueesse.
Tempo fa, uno di questi esemplari pedalava contromano, mi è venuto addosso, ed era così impegnato col suo telefonino che non ha nè sentito il campanello, nè i miei richiami vocali. Oltre ad esserci fatti male ed avermi storto i raggi della ruota anteriore, ha avuto “il resto appresso”, insomma, gliene ho dette di tutte i colori.
Ebbene, voleva anche avere ragione: “calmati, non ti ho visto“.
Lo so che non mi hai visto, caro il mio cretino, è già tanto che non ti faccia pagare la centratura del cerchione anteriore.
Chiunque neghi che certe storie siano ordinaria amministrazione in una città come Napoli (ma, a ben leggere su mtb-forum.it, in altre città la situazione è tutt’altro che paradisiaca), si dia una svegliata, apra gli occhi, e si faccia un giro in Germania, in Francia, in Irlanda, in Olanda, in Belgio, in Gran Bretagna, in Canada, in alcune città degli Stati Uniti (NY esclusa, è un fenomeno di recente introduzione), ed impari cosa significa il rispetto del prossimo, che sia a due ruote, quattro ruote, o a piedi.
Magari, già che si trova, dia anche uno sguardo al bike sharing di altre città, che, a tutt’oggi, a Napoli continua ad essere una chimera buona per far riempire la bocca di politici e politicanti, con discorsi retorici su quanto sia cool, figa, e 2.0 la bicicletta.
Mi spiace, ma non basta inaugurare, nel 2012, 8km scarsi (misura reale) di ciclabile, nella terza città d’Italia, per poi promettere “adesso continuiamo ad espandere la rete verso Est e nelle arterie principali che verranno rifatte” e “adesso parte il bike sharing“, ben sapendo che, in entrambi i casi, mancano i soldi per partire. Ad un anno di distanza, definire “adesso“, please.
Purtroppo quando i ciclisti sono così pochi come a Napoli, e quando solo una piccola parte di questi protesta, l’unico risultato è prendersi veleno ad ogni uscita (e rischiare di litigare anche in maniera pesante). Molti preferiscono evitare, sapendo che tanto non serve a nulla, seguendo la filosofia del “chi te lo fa fare?“.
Non so se abbiano ragione loro e non metto in dubbio che nei prossimi anni le cose cambieranno, ma, dopo tanto tempo, non ho più voglia di fare storie, e preferisco andare altrove (ovviamente in mezzo al traffico, visto che altre ciclabili non ce ne sono). Garantisco che, al netto dello smog, se ne guadagna in salute, e si apprezza quello che è lo scopo di fondo per cui tanti vanno in bicicletta: divertirsi.
update del 6 Febbraio 2014: Intanto, Carabinieri ed auto blu si divertono ad utilizzarla come corsia preferenziale. In fondo fanno bene: non essendo utilizzata da nessuno, non corrono il rischio di incappare in ciclisti.
Inoltre, questo video di Roberto De Pascale ben illustra alcune delle criticità che, come esposto nell’articolo, sono la norma (e non parliamo di quando gli scooter, in occasione delle partite del Napoli, usano la tratta di Fuorigrotta come corsia preferenziale):
update del 22 Febbraio 2014: Un altro amico sperimenta la “giungla ciclabile di Fuorigrotta”. A Via Caio Duilio, via già perennemente caotica ed in cui il rispetto al volante è nullo, un’auto sosta sulle strisce pedonali, impedendo l’attraversamento (sia pedonale che ciclabile). Al volante, in attesa forse della moglie, un uomo di mezz’età.
L’amico lo guarda, e gli dice: “lo sa che è parcheggiato sulle strisce pedonali?”
E lui: “Ah, no!“.
Inutile dire che, dopo aver fatto finta di non essersene accorto, non si è spostato.
update di Giugno 2014: Da Aprile, camminando per Viale Augusto e Via Caio Duilio, si notano due paletti semi-divelti sulle due tratte di ciclabile, le cui estremità arruginite ed aguzze, ammaccate da qualche bestia che sarà andato a sbatterci col proprio scooterone, puntano proprio verso un potenziale ciclista. Inutile dire che, nonostante le segnalazioni al Comune, i paletti rimangono in questo stato. In fondo, dato il numero tendente a zero di ciclisti, avranno pensato che il rischio di un’eventuale caduta in questi due posti, è minimo.
update di Agosto 2014: Ovviamente, le varie problematiche di sopra, paletti divelti inclusi, non sono state risolte nonostante le ripetute segnalazioni. Tuttavia, ho notato che il semaforo posto all’ingresso della Galleria Quattro Giornate, necessario per permettere, a quei pochi pazzi che si ostinano ad usare la bici, di attraversare la strada, è fulminato ormai da settimane. Giustamente, in Comune avranno pensato che, in fondo, la bici non la usa nessuno, quindi a che pro affrettarsi a ripararlo?
Inoltre, i new jersey che proteggono la ciclabile in Via Caracciolo, sono parzialmente mancanti, o sono stati spostati, per permettere agli ominidi che affollano le notti partenopee di attraversare la strada, col risultato che molti new jersey sono montati “a zigzag”, e sporgono pericolosamente sulla carreggiata utilizzata dalle auto.
Ad uso e consumo di chi non vive la città e non conosce certe dinamiche, ecco la situazione tipica di quei 2km scarsi di ciclabile, che si snodano nel degradato quartiere di Fuorigrotta: il subumano di turno parcheggia l’auto davanti o, come in questo caso, sopra la ciclabile, si metterà a giocare e chattare col suo aifonncinqueesse come fa di norma nel resto della giornata, e non si sposterà in alcun modo, come mostrato in questa foto inviatami da un amico:
Se non si tratta dell’umanoide che parcheggia l’auto, sarà l’ominide che parcheggia lo scooter T-Max davanti alla ciclabile, o la userà come corsia preferenziale, per evitare il traffico di Via Caio Duilio. O, in alternativa, ci saranno le vaiasselle obese e lampadate, che occuperanno la “ciclabile” per camminare, chattare con l’aifonncinqueesse, e spettegolare con le loro amiche. Inutile dire che nessuno si sposterà, al suono del campanello della bici ed, anzi, vi guarderanno con lo sguardo perso nel vuoto, un po’ perchè non capiscono, un po’ perchè non gliene frega nulla.
Come scrivevo sopra, bisogna essere davvero matti, per voler andare in bici in un posto simile, fra grassoni che fanno jogging, passeggini, passeggiate con la fidanzatina sulla ciclabile, scooter ed auto che ne bloccano l’accesso, la usano come preferenziale, o vi parcheggiano sopra.
Ed, infatti, non stupisce che, a due anni dall’apertura della pista da jogging, chiamata altresì “pista ciclabile”, di ciclisti, non se ne veda l’ombra, escluse le sporadiche ed inutili “Critical Mass”, buone solo per condividere quattro foto sui social network. Non si capisce che fine facciano tutti quelli che partecipano alle Critical Mass, una volta terminato l’evento, visto che in giro, di norma, non ci sono ciclisti…
Il livello culturale del napoletano medio è così basso (è una constatazione pertinente, che viene avvalorata dai dati ISTAT sul titolo di studio, che vedono la Campania dietro alla già disastrata media del Meridione, specie per quanto riguarda le donne), da rendere impossibile l’uso di un mezzo come la bicicletta, specie in corsie riservate. Pur volendo, è gente assolutamente non in grado di comprendere cosa sia una pista ciclabile, a cosa serva, e chi ha diritto ad utilizzarla. Da ciò scaturisce l’insulto verso chi gli faccia notare che sono in fallo, e dovrebbero spostarsi.
Chiunque affermi il contrario, è palesemente in malafede, o fa parte di una certa borghesia partneopea, che preferisce mettere la testa sotto la sabbia, negare tutto, e dire che, tanto, “succede dappertutto”. No. Anche nelle grandi città del Centro-Nord è possibile sperimentare alcune di queste problematiche, ma non a questi livelli, e non tutte queste problematiche assieme.
Basta, poi, viaggiare verso Nord (ovvio), uscire dai confini nazionali (o andare in Trentino, il che, nei fatti, vuol dire espatriare), per vedere con i propri occhi quale sia l’utilizzo corretto di bici e ciclabili.
Altro che “Napoli bike sharing”… immagino la fila di sponsor, che vorranno investire in tale progetto, per far sì che sia autosufficiente. Auguri! 🙂
update di Settembre 2014: Intanto, anche la Magistratura vuole vederci chiaro, circa questa bislacca pista da jogging/passeggio. Chiesti i rinvii a giudizio per 4 persone: i reati ipotizzati sono attentato alla sicurezza dei trasporti, falso ideologico e truffa.
Per quanto mi riguarda (e lo dico da ciclista), visto che i napoletani, in oltre due anni, non sono stati in grado di capire a cosa serva ed a chi sia riservata una “pista ciclabile”, e l’unico momento in cui inforcano la bici è uno/due volte l’anno, in eventi spot quale la “Critical Mass” et similia, tale pista può anche essere chiusa, o ricoperta di asfalto.
Via, ne farei una bella preferenziale per T-Max, di quelli che corrono e strombazzano, perchè hanno fretta di andare a produrre ed incrementare il PIL meridionale. Una preferenziale simile, sarebbe sicuramente più apprezzata, da buona parte della cittadinanza.
http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CRONACA/pista-ciclabile/notizie/919407.shtml
update di Giugno 2017: Dopo 3 anni, sembra che qualcuno inizi a svegliarsi dal torpore, e rendersi conto di quale sia la situazione.